STASERA IN TV
I Tenenbaum
Wes Anderson
-2001-
Di solito i mesi estivi non sono un granché dal punto di vista della programmazione televisiva. In buona sostanza anche la TV va in ferie eppure, con mia piacevole sorpresa, questa settimana il palinsesto è piuttosto ricco di proposte. C’è di tutto e di più: lo stagionato - e direi anche stagionale visto che lo ripropongono ogni luglio - agente segreto al servizio di sua Maestà, quella che è stata definita dai critici una delle migliori commedie americane di tutti i tempi, l’immancabile legal thriller vagamente cospirazionista e perfino il remake riuscitissimo di un classico degli anni ’60 dalle ambientazioni curate e le atmosfere patinate, e poi…..
…e poi c’è Wes Anderson con i suoi Tenenbaum, e a quel punto ho smesso di cecare. Il film, che assieme a Grand Budapest Hotel è tra quelli che preferisco di questo regista, racconta la saga di una famiglia bizzarra, eccentrica e, più di ogni altra cosa, irrimediabilmente sgangherata (a voler essere buoni), composta da un mosaico di personaggi nevrotici, schiavi delle proprie fobie e dei propri tic, a tratti addirittura grotteschi, ma allo stesso tempo irresistibilmente attraenti e per i quali è impossibile non provare simpatia. Su tutti svetta lui, Royal (e già il nome la dice tutta) Tenenbaum, abito gessato vintage e aria da dandy un po’ svampito che, dopo essersi separato dalla moglie, vive da circa vent’anni in albergo e che al pari di una rock star si concede ogni lusso: sedute di massaggi rilassanti, una sorta di attendente personale… fino a quando viene informato che……
Il cocktail che ho scelto da abbinare a questo film è il Martini o, a voler essere precisi, il Dry Martini, che si è affermato negli Stati Uniti, di pari passo alla inseparabile coppetta, fin dai tempi lontani del proibizionismo. Un’evoluzione rispetto alle sue origini (fine ‘800) quando, che a berlo fossero i minatori della west coast o le famiglie più in vista di New York al lounge del Knickerbocker Hotel, per prepararlo veniva usato un vermouth dolce e in certi casi addirittura rosso, e soprattutto in parti quasi uguali rispetto al gin, tanto che molti lo chiamavano Fifty fifty. Altro motivo di infinite discussioni è la guarnizione del Martini, e scommetto che anche voi vi state chiedendo se scegliere la classica oliva, la peel di un limone o magari tutte e due (ma si, abbondiamo); ebbene, se per il cocktail ci sono regole molto precise, la guarnizione dipende solo dal vostro gusto personale ma, sappiatelo, è assolutamente vietato combinare oliva e limone nella stessa coppetta.
Royal Tenenbaum beve il Martini con un oliva, che lascia rigorosamente sul fondo della coppetta. Perché lui sarà pure decaduto e squattrinato, ma è sempre un dandy upper class e sa benissimo che l’oliva è una guarnizione e pertanto non va assolutamente addentata.
Ingredienti per un Dry Martini:
6cl gin
1cl Noilly Prat dry vermouth
1 peel di limone o in alternativa 1 oliva
Method:
Personalmente concordo con chi afferma che “il momento magico del martini è quello in cui lo si prepara e non quello in cui lo si beve”, per questo motivo vi esorto a non avere fretta e godervi appieno ogni singolo passaggio. Innanzitutto bisogna raffreddare la coppetta e, a meno che voi non abbiate, al pari di Royal Tenenbaum, qualcuno che si ricordi di tenerla in freezer e tirarla fuori al momento opportuno, vi toccherà raffreddarla da soli con dei cubetti di ghiaccio che terrete al suo interno per tutto il tempo necessario a preparare il vostro Martini ricordandovi di girarli di tanto in tanto con il vostro stirrer. A questo punto prendete un mixing glass (niente shaker e shakerate vigorose questa volta), riempitelo per ¾ con cubetti di ghiaccio e versiate uno alla volta gli ingredienti eccezion fatta per la guarnizione. Continuate a girare per una decina di secondi con movimenti fluidi anche dal basso verso l’alto e poi versate il cocktail nella coppetta (dalla quale intanto avrete tolto il ghiaccio) con l’ausilio di uno strainer.
In ultimo scegliete se guarnire con un oliva o con peel di limone da piegare tra le dita prima di adagiarlo nella coppetta affinché rilasci gli oli essenziali sul cocktail. Vorrei precisare che nella lista degli ingredienti compare Noilly Prat perché lo trovo decisamente superiore ad altri vermouth della sua categoria. Naturalmente si tratta di gusto personale, e perciò sentitevi liberi di utilizzare qualsiasi altro vermouth dry.
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