Negli ultimi anni ho vissuto di rendita, e non mi riferisco ai proventi di oculati investimenti, anche perché chi mi conosce sa che avrei ben poco da investire, quanto piuttosto alla mia riserva di liquori fatti in casa e preparati a quattro mani (le altre due sono quelle esperte della gastronomica volante). Prugnolo, limoncello allo zenzero e soprattutto nocino - quest’ultimo preparato seguendo scrupolosamente la ricetta della mitica zia Nanna - campeggiavano un po’ ovunque in casa, anche perché mi ero fatto prendere decisamente la mano con l’acquisto delle materie prime necessarie e non volevo certo sprecarle. Ma alla stregua di Pippi Calzelunghe, che attingeva al forziere lasciatole da suo padre per far fronte alle necessità, mentre lui solcava i mari anche io negli anni ho aperto molte volte le ante dell’armadio dei liquori, prendendo dosi del prezioso nocino. Per offrirlo agli amici venuti a cena, per portarlo agli amici che ti invitano a cena chiedendoti espressamente di portarne un po’, oppure per regalarlo a qualche amico a cui non è bastato averlo assaggiato ala tua cena o, magari, per sorseggiarlo dopo un lauto pranzo. Ah, quasi dimenticavo, l'ho utilizzato anche come base di un cocktail che ormai fra i nostri amici spopola. Fatto sta che il forziere, o per meglio dire il ripiano dell’armadio, si è svuotato, lo spazio è stato occupato da bicchieri da cocktail di varie forme ed epoche, mixing glass, shaker, sifoni e altro ancora. Ma a guardare bene ci sono ancora un po’ di centimetri liberi e poi ieri era il 24 giugno…
Il nocino preparato con la ricetta di “zia Nanna”:
20 noci fresche raccolte la notte di San Giovanni
1 lt di alcol puro
700 gr di zucchero
200 gr di acqua
4 chiodi di garofano
1 stecca di cannella
La buccia di mezzo limone
Metodo
Il primo passo è quello di lavare, magari con l’ausilio di una piccola spazzola per alimenti, le noci che poi dovrete asciugare e tagliare in quattro spicchi. Successivamente mettete le noci tagliate e l’eventuale liquido che hanno prodotto all’interno di un barattolo di vetro con chiusura ermetica, aggiungete uno a uno gli altri ingredienti e girate lentamente con un cucchiaio di legno. A questo punto, direi che il più è fatto e non vi resta che lasciare il barattolo al sole per 40 giorni (fino a Sant’Alfonso) e contemplarlo in modo estatico come faccio io, avendo le uniche accortezze di girare il vostro nocino ogni paio di giorni (almeno inizialmente) e di richiudere ermeticamente il barattolo fino al momento in cui dovrà essere filtrato e imbottigliato.
Dal sole al buio, è questo il percorso inverso che dovrà compiere il nocino dopo l’imbottigliamento e al buio dovrà restare fino a Natale, momento in cui potrà essere aperto e gustato in tutto il suo aroma. Questo profumatissimo liquore viene comunemente chiamato dei tre Santi perché si prepara a San Giovanni, si filtra e si imbottiglia a Sant’Alfonso e si beve il giorno del Santo Natale. E mi raccomando, non fate come mio fratello che volendo anticipare un po’ troppo i tempi lo aprì a San Gennaro…
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